Il ballo consisteva nel correre in ronda o in fila in uno spazio aperto, e battere con forza sul terreno coi piedi, mentre camminavano insieme. I loro passi pesanti erano accompagnati da una sorta di grugnito, prodotto dal battere delle clave e delle lancie assieme, e da vari altri gesti, come stendere le braccia e rannicchiare il corpo. Era una scena molto rozza e barbara, e, secondo le nostre idee senza alcun significato; ma osservammo che le vecchie donne e i bambini la guardavano con sommo piacere. Forse quelle danze rappresentavano in origine qualche azione, come guerre o vittorie; ve ne era una chiamata ballo dell’Emu, nel quale ogni uomo piegava un braccio per modo da rassomigliare al collo di quell’uccello. In un altro ballo, un uomo imitava le mosse di un kanguro quando pascola nei boschi, mentre un altro gli si avvicinava carponi, in atto di trafiggerlo colla lancia. Quando le due tribù si mescolavano nei giri della danza, il terreno tremava sotto il peso dei loro passi, e l’aria risuonava delle loro grida selvaggie. Ogni individuo pareva molto animato, ed il gruppo di quelle figure quasi nude, vedute alla luce delle fiamme dei fuochi accesi, che si movevano in una orrida armonia, formava un quadro perfetto di una festa fra i barbari più abbietti. Nella Terra del Fuoco siamo stati testimoni di molte scene curiose della vita dei selvaggi, ma non mai, credo, ne abbiamo veduta una ove gli indigeni fossero tanto animati, e così pienamente espansivi. Finito il ballo, tutta la comitiva formò un grande circolo sul terreno, ed il riso bollito e lo zucchero vennero distribuiti, con grande soddisfazione di tutti.
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Emu Terra Fuoco
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