Non posso spiegarne la ragione, ma nella vista delle spiagge esterne di questi atolli, io trovo una grande maestà. La spiaggia che serve di argine, il margine dei verdi boschetti di alberi di cocco, la roccia salda e piana dei morti coralli, sparsi qua e là di grossi frammenti isolati, e la linea di furiosi frangenti, che si estendono tutto intorno mostrano una grande semplicità. L’oceano che rovescia le sue acque sopra il largo scoglio appare come un invincibile, onnipotente nemico; tuttavia vediamo che esso resiste, ed anche fa qualche conquista, con mezzi che a prima vista sembrano debolissimi ed inefficaci. Non già che il mare risparmi le roccie di corallo; i grandi frammenti sparsi sullo scoglio, ed ammucchiati sulla spiaggia, in mezzo ai quali sorgono gli alti alberi di cocco, svelano chiaramente l’incessante forza delle onde. Non vi sono mai periodi di riposo, il lungo ondeggiamento cagionato dall’azione dolce ma continua di venti regolari, che soffiano sempre in una direzione sulla vasta area, produce frangenti che hanno quasi la stessa forza di quelli di una burrasca nelle regioni temperate, e che non cessano mai dalla loro furia. È impossibile vedere quelle onde senza sentirsi convinti che un’isola, per quanto costrutta della roccia più dura, sia essa porfido, granito, o quarzo, dovrebbe finire per cedere e venire demolita da una cosifatta forza irresistibile. Tuttavia, quelle basse, insignificanti isolette di corallo resistono e sono vittoriose; perchè qui un’altra forza, viene come antagonista a prender parte alla lotta.
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