Il gruppo Chagos sembra per qualche causa, forse perchè lo abbassamento è stato troppo rapido, essere ora in circostanze molto meno favorevoli per lo accrescimento dello scoglio di quello che era anticamente: un atollo ha una parte del suo scoglio marginale, lungo nove miglia, morto e sommerso; un secondo ha solo pochi e piccolissimi punti di coralli viventi che vengono fino alla superficie; un terzo ed un quarto sono al tutto morti e sommersi; un quinto è una vera rovina, di cui la struttura è quasi distrutta. È notevole che in tutti questi casi, gli scogli morti e le parti dello scoglio stanno quasi alla stessa profondità, cioè da undici a quindici metri sotto la superficie, come se fossero stati trascinati giù da un movimento uniforme. Uno di questi atolli semi-affondati, così chiamato dal capitano Moresby (al quale vado debitore di molti ragguagli importantissimi), è molto vasto, cioè, di novanta miglia geografiche in una direzione, e di settanta miglia in un’altra linea; ed è per molti rispetti curiosissimo.
Siccome colla nostra teoria segue che i nuovi atolli si formino generalmente in ogni nuova area di abbassamento, due obbiezioni molto gravi potrebbero venire addotte, cioè, che gli atolli debbono crescere indefinitamente di numero; e in secondo luogo, che nelle antiche aree di abbassamento ogni atollo separato deve crescere indefinitamente di spessezza, se non si potessero presentare prove della loro occasionale distruzione. Così abbiamo delineato la storia di questi grandi anelli di roccia coralligena, dalla loro prima origine durante i mutamenti normali, e durante gli incidenti occasionali della loro struttura, fino alla loro morte e finale distruzione.
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Chagos Moresby
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