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      In un giardino furono propagate col mezzo di semi, per venticinque anni, delle piante di P. elatior, e durante tutto que-sto tempo esse si mantennero costanti, se si eccettui che in al-cuni casi i fiori variarono alquanto di grandezza e di tinta.( ) Nondimeno, a quanto ne dicono il signor H.C. Watson e il dott. Bromfield,( ) si trovano talvolta in natura delle piante nelle quali mancano il maggior numero dei caratteri che ser-vono a distinguere questa specie dalla P. vulgaris e veris; ma ta-li forme intermedie sono probabilmente la conseguenza della ibridazione, poichè Kerner (nella Memoria anteriormente cita-ta) constata che talvolta, sebbene raramente, s’incontrano nelle Alpi ibridi di P. elatior e veris.
      Infine, sebbene noi volontieri ammettiamo che la Primula veris, vulgaris ed elatior, come tutte le altre specie del genere, discendano da una comune forma primitiva, dobbiamo sulla base dei fatti sopra esposti inferire, che queste tre forme sono altrettanto fissate nei loro caratteri quanto molte altre che vengono universalmente considerate come vere specie. Per conseguenza esse hanno lo stesso buon diritto di portare diver-si nomi specifici, quanto, per es., l’asino, il quagga e lo zebra.
      Il signor Scott, coll’incrociamento di altre specie eterostili di Primula, è giunto ad alcuni interessanti risultati.( ) Io ho già alluso alla sua relazione, che in quattro casi (per tacere di altri) una specie, incrociata con una diversa, produsse un numero maggiore di semi, che la stessa specie fecondata in modo ille-gittimo col polline della propria forma, anche se preso da un piede diverso.


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Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie
di Charles Darwin
Utet
1877 pagine 388

   





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