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      La cosa non è così nelle piante eterostili; una pianta macrostile, mesostile o microstile non può fecon-dare perfettamente qualsiasi altro individuo od esserne fecon-data da esso, ma solo una pianta che appartenga ad un’altra forma. Per conseguenza il carattere essenziale delle piante ap-partenenti alla classe delle eterostili è questo, che gli individui sono distinti a due o tre gruppi, come i maschi e le femmine delle piante dioiche o degli animali superiori, i quali coesisto-no in numero approssimativamente eguale e sono adattati a reciprocamente fecondarsi. La esistenza di due o tre gruppi di individui, che differiscono fra loro nei suaccennati più impor-tanti caratteri, costituisce quindi per se stessa una buona prova della eterostilia della specie. Ma le sole prove assolutamente certe non possono aversi che dagli esperimenti, i quali rendo-no manifesta la necessità di portare il polline di una forma sull’altra per assicurare la completa fertilità.
      Per dimostrare quanto ciascuna specie sia più fertile allor-chè viene legittimamente fecondata col polline dell’altra forma (oppure nel caso delle specie trimorfe col polline conveniente di una delle due altre forme), di quello che lo sia quando viene fecondata illegittimamente col polline della sua propria forma, faccio seguire una Tabella (XXXIII) la quale contiene il rias-sunto dei risultati di tutti i casi fin qui studiati.
      La fertilità delle unioni può desumersi in due modi, cioè dal numero proporzionale dei fiori che, quando sono feconda-ti coi due metodi, producono cassule, e dal numero medio dei semi delle cassule.


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Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie
di Charles Darwin
Utet
1877 pagine 388

   





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