Gli ovuli hanno eguale grandezza nelle due forme. Per conseguenza neppure i botani-ci più acuti, giudicando solamente dalla struttura avrebbero mai supposto che alcuni degli arbusti fossero per la funzione esclusivamente maschi.
Di tredici arbusti che vivevano vicinissimi fra di loro in modo da formare una macchia, otto erano femmine affatto sprovviste di polline e cinque ermafroditi con antere bene svi-luppate. Nell’autunno le otto femmine erano cariche copio-samente di frutti ad eccezione di una che ne portava solo un numero mediocre. Dei cinque ermafroditi uno portava una o due dozzine di frutti, e gli altri quattro arbusti parecchie doz-zine; ma il loro numero era meschino in confronto a quello degli arbusti femminili, poichè un solo ramo lungo due o tre piedi di uno di questi ultimi produsse più frutti di qualunque arbusto ermafrodito. La differenza nella quantità dei frutti prodotti dalle due serie di arbusti è tanto più sorprendente in quanto che emerge dagli schizzi precedenti, che gli stimmi dei fiori polliniferi possono difficilmente evitare di ricevere il loro proprio polline, mentre la fecondazione dei fiori femminili è soggetta alla condizione che le mosche, i piccoli imenotteri, che sono ben lontani dall’essere tanto atti al trasporto del pol-line come le api, portino su di essi il polline.
Io mi sono quindi determinato di osservare per parecchi anni successivi alcuni arbusti, che crescevano in un altro luogo distante circa un miglio da questo. Siccome gli arbusti femmi-nili erano produttivi in grado tanto elevato, così segnai solo due di essi colle lettere A e B e cinque rami polliniferi colle let-tere da C a G. È d’uopo premettere, che l’anno 1865 fu assai favorevole alla fruttificazione di tutti gli arbusti e specialmente per i polliniferi, alcuni dei quali, tolti dalle condizioni così fa-vorevoli, erano assolutamente sterili.
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