Io non dubito che ciò sia vero in una certa limitata estensione, ma la produzione di una grande quantità di semi con poco consumo di sostanza nutritiva o di vigoria vitale è probabilmente una causa ben più efficace. L’intero fio-re è notevolmente ridotto in grandezza; ma ciò che è ancora più importante, non occorre che la produzione di una quantità estremamente piccola di polline, poichè nessuna porzione di questo va perduta nè per l’azione degli insetti nè per quella della stagione, e il polline contiene molto azoto e fosforo. Von Mohl calcolò che una sola loggia cleistogama dell’Oxalis aceto-sella contenesse da una a due dozzine di granelli pollinici, am-mettiamone 20, e se così è l’intiero fiore non avrà prodotto che tutt’al più 400 granelli; nella Impatiens il numero comples-sivo di essi si può calcolare nella stessa guisa a 250, nella Leersia 210, e nella Viola nana soltanto a 100. Queste cifre sono stra-ordinariamente basse in confronto dei 243,600 granelli pollini-ci prodotti da un fiore di Leontodon, dei 4863 di un Hibiscus o dei 3,654,000 di una Paeonia.( ) Da ciò risulta che i fiori clei-stogami producono semi con un consumo straordinariamente minore di polline, ed essi producono per regola generale esat-tamente lo stesso numero di semi come i fiori perfetti.
Che la produzione di un grande numero di semi sia per molte piante necessaria od utile non abbisogna di dimostra-zioni. Lo stesso si può dire della loro preservazione fino all’epoca in cui sono pronti a germogliare, ed è una delle molte particolarità delle piante che portano fiori cleistogami quella di seppellire, in proporzioni incomparabilmente maggiori del-le piante ordinarie, i loro giovani ovari nel terreno, un’azione che si può ritenere destinata a preservarli dalle offese degli uc-celli o di altri nemici.
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