È naturale ricercare come tante piante appartenenti a pa-recchie famiglie assai diverse siano giunte al punto che i loro fiori abbiano sofferto un tale arresto di sviluppo da divenire alla fine cleistogami. Che un passaggio da uno stato all’altro non è affatto difficile, risulta chiaramente dai molti casi de-scritti di gradazioni esistenti in una stessa pianta di Viola, Oxa-lis, Biophytum, Campanula, ecc. Nelle diverse specie di Viola sono anche le varie parti dei fiori modificate in grado assai dif-ferente. Quelle piante che nella loro propria patria producono fiori di completa o quasi completa grandezza, ma che non si aprono mai (come nella Thelymitra) e producono tuttavia frut-ti, potrebbero facilmente diventare cleistogame. Il Lathyrus nissolia sembra trovarsi in uno stadio di incipiente trasforma-zione, così pure la Drosera anglica, i di cui fiori non sono completamente chiusi. Noi abbiamo buone prove che i fiori talvolta non si aprono e vengono un poco ridotti in grandezza, perchè sono esposti a condizioni sfavorevoli, e che essi tutti conservano inalterata la propria fertilità. Linneo osservò nel 1753 che i fiori di parecchie piante portate dalla Spagna e col-tivate in Upsala non presentavano alcuna corolla e tuttavia producevano semi. Asa Gray ha veduto negli Stati Uniti su piante esotiche dei fiori che non si aprivano mai e tuttavia producevano frutti. In certe piante inglesi, che portavano fiori quasi tutto l’anno, il signor Bennett ha trovato che quelli che venivano prodotti d’inverno, si fecondavano nella gemma, mentre in altre specie che avevano un’epoca di fioritura de-terminata ma che «da un dolce gennaio vennero condotte a produrre alcuni pochi miserabili fiori» non fu secreto polline dalle antere e non si formò alcun seme.
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