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      Io stesso ho esaminato tutte le nostre specie comuni di orchidee inglesi, senza aver mai trovato neppure una traccia di nettare; io esaminai, per esempio, undici fiori di O. maculata di diverse piante viventi in località diverse, tolti dal punto più favorevole d’ogni infiorescenza e non potei rintracciare sotto il microscopio la più piccola traccia di nettare. Sprengel chiama questi fiori «pseudonettarici» perchè crede, che queste piante, alla di cui fecondazione sapeva essere necessaria la visita degli insetti, possano sussistere solo mediante un tranello. Se noi pertanto consideriamo il numero incalcolabile di piante, le quali tutte sono vissute nel corso di lunghe epoche, e non potevano fare a meno dell’azione degl’insetti per il trasporto del polline da un fiore all’altro in ciascuna generazione, — e se consideriamo inoltre, che gli stessi insetti visitano un gran numero di fiori, come sappiamo dal numero di masse polliniche attaccate alle loro proboscidi, noi possiamo difficilmente credere ad un inganno così grandioso. Chi accetta l’idea di Sprengel, deve stimare molto poco il senso e le facoltà istintive di tanti insetti e delle stesse api. Per mettere alla prova l’intelligenza dei lepidotteri diurni e notturni, feci il seguente piccolo esperimento, che avrei dovuto ripetere su più vasta scala. Io allontanai da una infiorescenza di O. pyramidalis alcuni fiori già perfettamente aperti, e troncai circa la metà dei nettarii dai sei fiori più vicini non peranco aperti. Dopo la quasi completa fine dell’antesi di questi fiori, trovai che dei quindici fiori superiori provveduti dei loro nettarii perfetti, tredici avevano perduto le loro masse polliniche e solo in due di esse queste rimanevano ancora nelle logge delle antere; mentre dei sei fiori coi nettarii troncati, tre avevano perduto le loro masse polliniche e tre le conservavano ancora; il qual fatto indica che i lepidotteri non vanno all’opera del tutto a caso20.


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318

   





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