Però osserviamo che cosa avvenga: pochi secondi dopo che l’estremità interna del tamburo è stata allontanata dallo strato in cui sta raccolta, ed esposta all’aria libera, un lato del tamburo si contrae, e questa contrazione ritira verso l’interno l’estremità ingrossata della massa pollinica, in modo che il picciuolo e la faccia vischiosa del disco non si mantengono più paralleli, come lo erano al principio e come è rappresentato nella figura (fig. 11, C). Contemporaneamente il tamburo subisce una torsione di quasi un quarto di cerchio sul suo asse, e in conseguenza di ciò il picciuolo si muove verso il basso a guisa di un indice di orologio e l’estremità ingrossata della massa pollinica o della massa di granelli pollinici si abbassa.
Supponiamo ora che il disco del lato destro sia attaccato al destro lato del capo di un insetto; nel tempo di cui l’insetto abbisogna per portarsi a visitare un altro fiore di un’altra pianta, l’estremità della massa pollinica che porta il polline, si spiegherà al basso e all’indentro e quindi verrà immancabilmente a contatto della superficie vischiosa dello stigma, che giace nel mezzo del fiore e fra le due logge dell’antera.
La piccola e rudimentale appendice del picciuolo, che sopravanza il tamburo, sarà assai interessante per coloro che credono alla trasformazione delle specie; poichè ci dimostra che il disco fu spinto un po’ all’indentro e che originariamente i due dischi erano collocati più all’innanzi dello stigma di quello che lo siano ora.
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