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      Questo fatto mi meravigliò assai e mi rivolsi la seguente domanda: perchè la porzione estrema e libera del labello si apre per un brevissimo spazio di tempo? a che cosa serve la grande massa di polline che sta sotto e sopra quello strato di granuli, i di cui tubi soltanto penetrano nel margine superiore dello stigma? Lo stigma ha un’ampia superficie piana e vischiosa, e durante parecchi anni ho osservato quasi senza eccezione delle masse polliniche ad essa aderenti, e le colonne friabili per una qualche ragione rovesciate. Mi venne l’idea, che, quantunque i fiori sieno eretti, e le colonne sieno difese dal vento, le masse polliniche però alla fine potessero rompersi pel loro peso, piegarsi all’innanzi ed eseguire in tal modo l’atto della autofecondazione. In seguito a ciò coprii una pianta fornita di quattro gemme con una rete, e esaminai i fiori subito dopo che erano appassiti; i larghi stigmi di tre di essi erano perfettamente liberi di polline, ma nel quarto ne era caduta una piccola porzione su un suo angolo. Ad eccezione dell’apice di una colonna di uno di questi fiori, tutte le altre colonne se ne stavano ancora erette e non rovesciate. Osservai poscia i fiori di alcune piante circostanti e trovai dovunque, come molte altre volte prima, colonne rovesciate e masse polliniche sugli stigmi.
      Dallo stato ordinario delle colonne polliniche, come anche dalla natura delle corrosioni delle costole del labello, si può conchiudere con sicurezza che insetti di qualche specie visitano i fiori, smuovono il polline e ne lasciano cadere delle porzioni sugli stigmi.


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318