A). L’articolazione è tanto pieghevole ed elastica, che basta il peso d’una mosca, come mi fa noto il sig. More, per abbassarne l’estremità; nella fig. B è rappresentato questo stato; ma se il peso viene di nuovo allontanato essa ritorna immediatamente nella sua posizione primitiva (fig. A), e chiude in parte colle sue speciali costole mediane l’ingresso nel fiore. La parte basilare del labello rappresenta un nappo, il quale a tempo opportuno è ripieno di nettare.
Passiamo ora a vedere, come funzionino assieme tutte queste parti, che io dovetti descrivere nei loro dettagli. Allorchè esaminai per la prima volta questi fiori, rimasi profondamente sorpreso; poichè, percorrendo la stessa via, come avrei fatto in una vera orchidea, spinsi debolmente in basso il rostello che subito si ruppe; una parte della sostanza vischiosa fu asportata con esso, ma le masse polliniche rimasero nelle loro logge. Avendo poscia riflettuto sulla struttura del fiore, mi venne l’idea, che un insetto, il quale entra in un fiore per succhiare il nettare, potesse abbassare la parte terminale del labello e per conseguenza non toccare affatto il rostello, ma poi, quando una volta fosse entro il fiore, si trovasse quasi obbligato ad andare in alto e ad uscirne in una linea parallela allo stigma, in conseguenza della successiva erezione della porzione distale del labello. Io strofinai quindi colle barbe di una penna e con altri oggetti analoghi il rostello facendoli scorrere leggermente dal basso all’alto e viceversa; e si potè chiaramente vedere la cappa membranosa del rostello staccarsi facilmente e adattarsi in virtù della sua elasticità a ciascun capo, qualunque fosse la sua forma, e fissarsi poi ad esso fortemente in grazia della vischiosità della sua faccia inferiore.
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