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      Per dimostrare quanto attiva sia la fecondazione di questi fiori, voglio aggiungere che nell’anno 1860, che fu umido e freddo, furono esaminate da un mio amico in Sussex cinque infiorescenze formate da ottantacinque fiori; cinquantatre di essi avevano perduto le loro masse polliniche e trentadue le mantenevano al loro posto; ma poichè molti di questi ultimi stavano immediatamente sotto le gemme, ne sarebbe certamente stato trasportato più tardi ancora un grande numero. Nel Devonshire trovai una spica con nove fiori aperti, e tutte le masse polliniche ne erano state allontanate, con una sola eccezione, dipendente da ciò che un dittero troppo piccolo per trasportare le masse polliniche era restato appiccicato al rostello, dove era miseramente perito.
      Il Dr. H. Müller ha pubblicato alcune interessanti osservazioni sulle diversità di struttura, sui modi di fecondazione, come pure sulle forme intermedie di Epipactis rubiginosa, microphylla e viridiflora57. Quest’ultima specie è notevole per la mancanza del rostello e per la sua regolare autofecondazione. L’autofecondazione ha luogo in questa specie nel modo che segue: i granelli pollinici incoerenti della porzione inferiore delle masse polliniche emettono dei tubi, i quali penetrano nello stigma, mentre sono ancora dentro le logge dell’antera; questo avviene fin dentro la gemma. Questa specie viene tuttavia probabilmente visitata dagli insetti e occasionalmente incrociata; poichè il labello contiene nettare. La E. microphylla è nella sua struttura una forma intermedia fra la E. latifolia che viene costantemente fecondata col mezzo degli insetti e la E. viridiflora che non abbisogna necessariamente di un tale intervento.


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318

   





Sussex Devonshire Müller Epipactis