Il liquido è dapprima alquanto torbido e lattiginoso, ma in meno di un’ora di esposizione all’aria si forma su di esso una pellicola; e poscia in due o tre secondi l’intiera goccia è indurita e presenta presto un colore bruno purpureo. Il rostello è così estremamente irritabile, che basta il contatto del più esile pelo umano a produrre l’esplosione. Questa ha luogo anche nell’acqua; e così pure avvenne anche in seguito all’azione dei vapori di cloroformio protratta per un minuto; il vapore dell’etere solforico non produsse lo stesso effetto, quantunque un fiore sia stato assoggettato all’azione d’una forte dose per cinque, e un altro per venti minuti. Il rostello di questi due fiori scoppiò poscia in seguito ad un contatto nel solito modo, così che in nessuno dei due casi andò perduta l’irritabilità. Se si comprime la sostanza vischiosa fra due lastrine di vetro prima che sia indurita, si può osservare che essa è priva di struttura; ma ha un aspetto reticolare, occasionato forse dalla presenza di minutissimi globuli più densi contenuti in un liquido meno denso. Essendo le estremità assottigliate dalle masse polliniche collocate sul vertice acuminato del rostello, esse vengono sempre raggiunte dalla gocciola che viene emessa; io non potei osservare neppure un caso in cui ciò non sia accaduto. Questa esplosione avviene così celeremente e il liquido è così viscoso che riesce difficile toccare il rostello, per quanto rapido sia il movimento, senza trasportare contemporaneamente le masse polliniche.
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