Che in questo raggiungimento non vi è in giuoco alcuna azione meccanica, mi sono convinto lasciando aprirsi alcune gemme nella mia stanza. Nella fig. E le masse polliniche non sono esattamente nella loro posizione naturale, ma sono figurate esattamente come si presentano allorchè vengono levate con un ago da un esemplare conservato nello spirito, dove la piccola massa irregolare di sostanza vischiosa s’indurisce e si fissa fortemente alle loro estremità.
Le masse polliniche constano di due paia di fogli esilissimi di polline ceroso e i quattro fogli sono formati da granelli composti ed angolosi, i quali mai si separano l’uno dall’altro. Poichè le masse polliniche sono libere ordinariamente e trattenute solo dalle loro estremità appiccicate alla goccia di sostanza vischiosa e dalle loro basi accolte nelle logge dell’antera ed essendo i petali ed i sepali fortemente piegati all’indietro, le masse polliniche verrebbero a giacere così libere nella perfetta antesi del fiore, da bastare il più piccolo soffio di vento a portarle via dalla loro positura naturale, se non fossero sicuramente protette entro l’espansione membranosa esistente ai due lati della colonnetta, che forma il clinandro.
Allorchè un insetto introduce la sua proboscide o il suo capo nello stretto spazio esistente fra il labello eretto e il rostello, dovrà inevitabilmente toccare la piccola massa viscosa prominente; e volando oltre trascinerà seco le masse polliniche. Io sono riuscito facilmente ad imitare questo processo, introducendo un piccolo oggetto nel fiore tubuloso fra il labello e il rostello.
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