Ammettiamo ora che una massa pollinica sia fissata al capo di un insetto e vediamo che cosa avviene. Il peduncolo, appena distaccato dal rostello, è umido, e disseccandosi va lentamente distendendosi, e quando è perfettamente diritto, la loggia dell’antera se ne stacca e cade. Le masse polliniche sono ora nude e inserite all’estremità del peduncolo col mezzo di picciuoli assai fragili e precisamente ad una distanza conveniente per essere introdotte nello stigma viscoso quando l’insetto si arresti sopra un altro fiore. In tal guisa ogni particolarità di struttura del fiore è perfettamente coordinata all’atto della fecondazione.
Quando la loggia dell’antera si stacca, ha compiuta già la sua triplice funzione, vale a dire come organo sensitivo mediante la sua articolazione; come guida per la sua debole aderenza alla colonnetta, inducendo la massa pollinica a lanciarsi verticalmente in alto; e mediante l’unione del suo margine inferiore coll’appendice del disco, come organo di difesa per le masse polliniche contro una permanente aderenza al disco adesivo.
Dalle osservazioni da me fatte su quindici fiori risulta che la distensione del peduncolo non ha luogo prima che sieno trascorsi dodici o quindici minuti. Il primo movimento che è causa dell’atto di espulsione è una conseguenza della elasticità, e il secondo lento movimento è una conseguenza del disseccamento della superficie esterna e convessa; quest’ultimo movimento differisce però da quello osservato nelle masse polliniche di molte Vandee e Ophrydee; poichè se la massa pollinica di questa Mormodes viene collocata nell’acqua, non riprende nuovamente la sua forma di laccio che aveva prima raggiunto in forza della elasticità.
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Vandee Ophrydee Mormodes
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