Tuttavia la superficie interna del labello, nelle specie da me osservate, è rivestita di peli, gli apici dei quali secernono piccole goccie di un liquido pochissimo vischioso. Se queste fossero dolci e nutritive, basterebbero ad adescare gl’insetti. Questo umore col disseccarsi forma una fragile crosta sull’apice del pelo. Qualunque sia la parte che adesca, è certo che spesso piccoli imenotteri entrano nel labello.
Io aveva dapprima supposto che gl’insetti si arrestassero sul labello e introducessero le loro proboscidi nell’interno fin presso le antere attraverso uno dei due fori, poichè aveva trovato che introducendo in tal modo una setola, il polline vi si attaccava e poteva più tardi essere abbandonato sullo stigma; ma quest’ultima parte del processo non riusciva bene. Dopo la pubblicazione del mio libro mi scrisse il professor Asa Gray104, essere egli persuaso dallo studio di parecchie specie americane, che i fiori fossero fecondati da piccoli insetti, i quali penetrando entro il labello fin presso le antere attraverso la grande apertura della faccia superiore, ne uscissero poi presso le antere e lo stigma per uno dei due fori minori. In seguito a ciò introdussi dapprima alcune mosche nel labello di C. pubescens dentro la grande apertura superiore; ma esse erano troppo grandi o troppo inette e non uscivano come si conveniva. Presi allora un’ape piccolissima, che mi sembrava a un dipresso di una grandezza conveniente, vale a dire l’Andrena parvula, e la misi dentro il labello, e per uno strano caso avvenne, come ben presto vedremo, che essa appartenesse al genere da cui dipende allo stato di natura la fecondazione di C. calceolus.
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Asa Gray Andrena
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