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      Vi è perciò grande probabilità che i vasi A2 e A3, i quali entrano nei lati del labello, e non già in uno o due casi, ma in tutte le orchidee da me esaminate, e che presentano esattamente la stessa posizione che avrebbero se avessero da provvedere due stami normali, rappresentino realmente stami modificati e petaloidi e non sieno vasi laterali del labello deviati dal loro corso ordinario. D’altro canto è impossibile che quelli dei lati del sepalo e dei due petali superiori, che entrano nei falsi gruppi ovarici, possano rappresentare nei generi Habenaria e Bonatea115 organi ora perduti ma originariamente distinti.
      Noi siamo ora giunti alla fine delle generali omologie dei fiori delle orchidee. Egli è interessante osservare una delle più splendide specie esotiche, oppure anche una delle nostre forme più modeste, e considerare quanto siano state profondamente modificate in confronto ai fiori ordinarii. Consideriamo quel grande labello, formato da un petalo e da due stami petaloidi — le singolari masse polliniche, di cui più tardi ancora ci occuperemo, — la colonnetta costituita da sette organi fusi insieme, dei quali tre soli eseguiscono le loro proprie funzioni, vale a dire un’antera e due stigmi per lo più saldati assieme — e il terzo trasformato nel rostello e inetto alla fecondazione, — le tre antere fisiologicamente inattive e atte solo a proteggere il polline dell’antera fertile, o a rinforzare la colonnetta, oppure solo rudimentali, o affatto mancanti. Qual somma di modificazioni, di coesioni, di aborti e di variazione di funzioni possiamo noi vedere!


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318

   





Habenaria Bonatea