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      In questa pianta il labello col suo nettario è un organo fuori del comune. Avrei desiderato che fosse fatto un disegno rappresentante la struttura di esso; ma trovai che esso sarebbe altrettanto impossibile, come se si volesse dare un disegno delle prominenze e delle liste di una serratura complicatissima. Lo stesso Bauer, che è abilissimo, riesce a mala pena a renderne intelligibile la struttura col mezzo di numerose figure e spaccati fatti su grande scala. Il canale è così complicato, che con ripetuti esperimenti non riuscii ad introdurre una setola dall’esterno del fiore nel nettario, oppure in direzione contraria dall’estremità troncata del nettario all’esterno. Un insetto provvisto di una proboscide pieghevole a volontà può senza dubbio spingerla attraverso gli anditi e raggiungere in tal guisa il nettare, ma nell’esecuzione di questo atto dovrà impiegare qualche tempo, durante il quale il disco quadrangolare avrà modo di attaccarsi sicuramente al capo o al corpo dell’ insetto.
      Poichè nel genere Epipactis la cavità o nappo esistente alla base del labello serve di serbatojo del nettare, io mi aspettava di trovare che i nappi analoghi dei generi Stanhopea, Acropera, ecc. servissero allo stesso scopo, ma non ho potuto mai osservare in essi una goccia di nettare. Secondo le osservazioni del sig. Ménière e Scott123, ciò non avviene mai in questi generi, come non avviene nei generi Gongora, Cirrhæa e in molti altri. Nel Catasetum tridentatum, e nella forma femminea Monacanthus è certo che il nappo capovolto com’è non può servire di serbatojo del nettare.


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318

   





Bauer Epipactis Stanhopea Acropera Scott Gongora Cirrhæa Catasetum Monacanthus Ménière