Seguendo questo principio, si può dire che quando un uomo costruisce una macchina per un qualche scopo speciale, ma servendosi di ruote o di molle e cilindri vecchi e solo poco modificati, questa intiera macchina con tutte le sue parti è adattata in modo speciale al nuovo fine. In tale modo nell’universa natura ciascuna parte degli organismi attualmente viventi fu probabilmente utilizzata a scopi diversi, subendo solo poco considerevoli modificazioni, e nella macchina vivente hanno avuto parte molte e diverse forme antiche.
Nel mio studio sulle Orchidee nessun altro fatto forse mi ha tanto colpito quanto la indefinita varietà di struttura, — la prodigalità dei mezzi per raggiungere uno stesso ed identico scopo, vale a dire la fecondazione di un fiore col polline di un’altra pianta. Questo fatto è in senso lato reso comprensibile dal principio della elezione naturale. Essendo tutte le parti di un fiore coordinate fra loro, ne segue che avvenendo delle leggere modificazioni in una parte ed essendo queste utili alle piante, le altre parti debbono venir modificate per lo più in un modo corrispondente. Queste ultime parti potrebbero però anche non variare in modo conveniente, e queste altre variazioni le quali tendono, qualunque sia la loro natura, a stabilire un rapporto armonico fra tutte le diverse parti, saranno conservate dalla elezione naturale.
Per darne un esempio semplice ricorderò, che in molte Orchidee l’ovario (e talvolta lo stelo) subisce una torsione, ciò che è la causa per cui il labello assume la sua posizione di petalo inferiore, e offre facile accesso agli insetti che visitano il fiore; ma in seguito ad una lenta modificazione nella forma o nella posizione dei petali, o perchè nuovi insetti visitano i fiori, potrebbe essere utile alla pianta che il labello riprendesse la sua posizione normale nella parte superiore del fiore, come di fatto ne è il caso nella Malaxis paludosa e in alcune specie di Catasetum, ecc.
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