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      Una pianta autofecondata della medesima discendenza, che quella della Tabella XII era stata, per uno scopo speciale, allevata in un vaso separato, dov'ella restò in parte sterile, contenendo le sue antere pochissimo polline. Molti fiori di questa pianta furono incrociati con quel po' di polline che si potè raccogliere negli altri fiori dello stesso piede, gli altri furono autofecondati. Dai semi così ottenuti derivarono quattro piante incrociate e quattro autofecondate, che furono piantate, col solito modo, nelle estremità opposte dello stesso vaso. Tutte queste quattro piante incrociate furono inferiori in altezza alle loro antagoniste, esse toccarono in media l'altezza di 1m,954, mentre le autofecondate arrivarono a 2m,120. Tale caso conferma adunque il precedente. Venendo alla sintesi di tutte queste esperienze, dobbiamo concludere, che le piante strettamente autofecondate crescono un po' di più, sono più pesanti, e fioriscono, generalmente, con maggiore precocità, che quelle derivate da un incrociamento tra due fiori del medesimo piede. - Queste ultime piante offrono, con tale loro proprietà, un singolare contrasto con quelle che provengono dall'incrocio fra due individui distinti.
      Effetti prodotti sulla discendenza, dall'incrociamento con un piede distinto o nuovo, appartenente alla medesima varietà. - Nelle due serie di esperienze precedenti, noi vediamo dapprima, per più generazioni successive, i buoni risultati d'un incrocio fra due piante distinte, che si ottennero malgrado una certa parentela ch'esse ebbero fra loro, e malgrado la notevole eguaglianza di condizioni nelle quali vissero.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





Tabella XII