L'estremità del pistillo, schiacciata a guisa di cucchiaio, resta un certo tempo applicata al dosso dell'ape, e vi lascia il fardello di polline di cui è caricata. Non appena l'ape vola via, il pistillo si incurva istantaneamente, di modo che la superficie stigmatica viene girata ed occupa una tale posizione, che viene nuovamente strisciata contro l'addome d'un insetto che si reca poi a visitare il fiore. Così quando il pistillo esce per la prima volta dalla carena, lo stigma è strisciato contro l'addome dell'ape impolverato dal polline proveniente dal lungo stame, sia d'uno stesso fiore, sia d'un altro. In seguito egli viene nuovamente strisciato contro la parte inferiore dell'ape impolverata dal polline degli stami corti, il quale cade quasi sempre uno o due giorni prima di quello dei lunghi.(55) Per questo meccanismo la fecondazione incrociata è resa quasi necessaria, e noi vedremo tosto che il polline d'una pianta distinta è più efficace di quello dello stesso fiore. Devo soltanto aggiungere che, secondo H. Müller, i fiori non secernono nèttare, ed egli pensa che le api immergano la loro tromba solo nella speranza di trovarne; ma esse ripetono tante volte la prova, che non posso ammettere che non vi sia in questi fiori una sostanza a loro aggradevole.
Se le visite delle api sono impedite, e se i fiori non sono spinti dal vento contro qualche oggetto, la carena non si apre mai, per cui gli stami ed il pistillo vi restano chiusi dentro. - Le piante così protette dànno pochissimi baccelli in confronto di quelli che producono le piante vicine non protette; qualche volta anzi non ne producono affatto.
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Müller Devo
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