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      Questo caso sembra adunque, a prima vista, costituire un'eccezione alla regola, che un incrocio con un nuovo ceppo sia più utile che quello fra individui del ceppo stesso. Ma qui, come nella Eschscholtzia, il sistema riproduttore fu singolarmente favorito, perchè le piante ottenute dall'incrocio col nuovo ceppo, furono alle piante autofecondate, in fecondità (essendosi i due gruppi fecondati naturalmente) nella proporzione di 100 a 46, mentre le inter-crociate dello stesso ceppo furono, in fecondità, alle autofecondate della quinta generazione corrispondente, come 100 a 86.
      Sebbene, nel momento in cui furono misurate, le piante ottenute da un incrocio con un nuovo ceppo, superassero in peso ed in altezza i soggetti inter-crociati della vecchia origine (ciò che si spiega col fatto che lo sviluppo delle prime non era completo, come lo ho ripetuto nell'articolo concernente questa specie), esse vinsero in fecondità i soggetti inter-crociati nella proporzione di 100 a 54. Questo fatto è interessante, perchè dimostra che le piante autofecondate per quattro generazioni, poi incrociate con un nuovo ceppo, diedero delle pianticine, la di cui fecondità fu circa due volte più grande di quella delle piante nate dallo stesso vecchio ceppo, le quali erano state inter-crociate per cinque generazioni anteriori. Da ciò vediamo, come fu provato dal caso della Eschscholtzia e del Dianthus, che il semplice fatto dell'incrocio, indipendentemente dallo stato delle piante incrociate ha poca efficacia nell'aumento della fecondità nella discendenza.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





Eschscholtzia Eschscholtzia Dianthus