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      Il sopravvenire di queste varietà è interessante, perchè conferma l'esistenza naturale delle piante che si fecondano regolarmente per se stesse, come l'Ophrys apifera, e qualche altra Orchidea o come la Leersia oryzoides (Graminacee), che produce in abbondanza fiori cleistogeni, ma raramente fiori capaci di fecondazione incrociata.
      Molte osservazioni fatte su altre piante, mi conducono a credere che l'autofecondazione produce, sotto certi riguardi, buoni effetti; ma i vantaggi da essa ottenuti non sono costanti come quelli che derivano dall'incrociamento di due piante distinte. Ad esempio, noi abbiamo veduto nel precedente capitolo che alcune pianticine di Mimulus e di Ipomaea ottenute da fiori fecondati dal loro proprio polline (che è la forma più rigorosa di autofecondazione), furono superiori in altezza, in peso, in precocità, alle pianticine ottenute da fiori incrociati col polline d'un altro fiore della stessa pianta, e che questa superiorità fu troppo notevole per essere accidentale. Di più noi sappiamo che le varietà coltivate del pisello comune sono molto autofertili; malgrado l'influenza dell'autofecondazione prolungata per più generazioni, esse superarono in altezza le pianticine ottenute da un incrocio fra due piante appartenenti ad una stessa varietà, nella proporzione di 115 a 100. Ma quattro coppie soltanto di piante furono misurate e paragonate. L'autofecondità della Primula veris, aumentò dopo molte generazioni di fecondazione illegittima (ciò che è un processo molto simile all'autofecondazione), ma solo quando le piante furono coltivate nelle stesse condizioni favorevoli.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





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