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      È stato già dimostrato che non esiste alcuna stretta relazione fra il numero dei semi prodotti dai fiori, sia dopo l'incrocio che dopo l'autofecondazione, e il grado d'influenza che subisce la loro discendenza dopo questi due processi. Ho pure detta la ragione che induce a credere che la inefficacia del polline proprio di una pianta sia quasi sempre un risultato accidentale e non stabilito allo scopo di prevenire l'autofecondazione. D'altra parte non si può mettere in dubbio che la dicogamia (che prevale, secondo Hildebrand,(122) nella maggior parte delle specie), la condizione eterostilea di certe piante, e molte altre disposizioni meccaniche, non siano state fatte per contrastare l'autofecondazione e favorire l'incrociamento. I mezzi per proteggere la fecondazione incrociata devono essere stati stabiliti prima di quelli che prevengono l'autofecondazione, perchè sarebbe evidentemente dannoso ad una pianta che il suo stigma non potesse ricevere il proprio polline, a meno che essa non fosse già preparata a ricevere quello d'un altro individuo. È bene avvertire che molte piante posseggono ancora una forte capacità di autofecondarsi, quantunque i loro fiori siano molto ben costrutti per l'incrociamento, come per esempio quelli di parecchie specie di Papiglionacee.
      Si può ammettere quasi con certezza che molte disposizioni, come un nettario stretto e lungo, o una corolla a tubo lungo, siano fatti per permettere solo a certe specie d'insetti di raggiungere il nèttare. Questi trovano così la loro provvista garantita dagli altri insetti, e perciò sono indotti a frequentare questi fiori e trasportarne il nèttare dall'uno all'altro.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





Hildebrand Papiglionacee