Il caso d'un grande albero coperto d'innumerevoli fiori ermafroditi, sembra, a prima vista, affatto contrario alla teoria della frequenza degli incroci fra individui distinti. I fiori sviluppati ai lati opposti d'un tal albero devono essere esposti a condizioni un po' diverse, e, sotto certi aspetti, il loro incrociamento può essere vantaggioso. Ma non è probabile che questi benefizi siano così marcati come quelli che risultano dall'incrocio tra fiori d'alberi distinti, come noi possiamo dedurlo dall'inefficacia del polline nei soggetti che sono stati propagati dallo stesso ceppo, quantunque vivano col mezzo di radici separate. Il numero delle api che frequentano certe specie d'alberi, al momento della fioritura, è innumerevole, e si veggono volare da un albero all'altro più frequentemente che non lo si crederebbe. Tuttavia se noi consideriamo, ad esempio, il gran numero di fiori prodotti da un castagno d'India o da un tiglio, noi vediamo che un numero straordinariamente più grande di fiori dev'esser fecondato col polline preso dagli altri fiori dello stesso albero, che col polline dei fiori d'un albero diverso. Ma non dobbiamo dimenticare che nel castagno d'India, per esempio, uno o due soltanto dei fiori dello stesso peduncolo produce un frutto, e che in tale specie, questo frutto è il prodotto d'uno dei numerosi ovuli contenuti nell'ovario. Ora noi sappiamo, per le esperienze d'Herbert e d'altri,(141) che se un fiore è fecondato con un polline più efficace di quello ch'è applicato sugli altri fiori dello stesso peduncolo, gli ultimi spesso cadono, ed è probabile che ciò avverrebbe in molti fiori autofecondati d'un grande albero, se altri fiori vicini fossero stati incrociati.
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