Fra i fiori annualmente prodotti da un grande albero, è quasi certo che la maggior parte restino autofecondati, e se noi supponiamo che un albero dia soltanto cinquecento fiori e che questa quantità di semi sia necessaria per conservare la specie, in modo che almeno una pianticina ne possa maturarsi, ne segue che un gran numero di pianticine dovrà necessariamente derivare da un seme autofecondato. Ma se quest'albero dà cinquemila fiori all'anno, di cui cadono, senza fruttificare, tutti gli autofecondati, allora saranno gli incrociati che devono dare un sufficiente numero di semi per la conservazione della specie, e il più gran numero delle pianticine saranno vigorose, essendo il prodotto di un incrocio fra individui distinti. In tal modo la produzione di un gran numero di fiori, oltre ad attirare numerosi insetti ed a compensare la distruzione di molti di essi fiori, per i geli primaverili o per altri accidenti, sarà egualmente vantaggiosissima alla specie. Per cui, dunque, quando noi vediamo i nostri alberi fruttiferi coperti della loro veste di fiori bianchi, noi non dobbiamo accusare a torto la natura di folle prodigalità, perchè essa, in proporzione, ci dà in autunno, poche frutta.
Piante anemofile. - La natura e la relazione delle piante che devono la loro fecondità all'azione del vento, sono state mirabilmente descritte da Delpino(142) e H. Müller. Io feci già qualche osservazione sulla struttura dei loro fiori paragonata a quella degli entomofili. V'è delle buone ragioni per credere che le prime piante comparse sulla nostra terra siano state crittogame, e se noi ne giudichiamo dagli attuali fenomeni, l'elemento fecondatore maschio, o deve essere stato dotato della proprietà di muoversi spontaneamente nell'acqua o sulle superficie umide, o dev'essere stato trasportato dalle correnti sugli organi femminili.
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Delpino Müller
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