Uno dei caratteri principali del polline delle piante anemofile è il suo disgregamento, che non gl'impedisce tuttavia di aderire ai corpi pelosi degli insetti, come vediamo in qualche Leguminosa, Ericacea e Melastomacea. Del resto ne abbiamo una miglior prova di queste transizioni in certe piante, che anche attualmente sono parte anemofile e parte entomofile. Il Rabarbaro comune è pure in uno stato intermediario, ed io vidi molti ditteri, che ne succhiano i fiori, portare molto polline aderente al corpo, e tuttavia questo polline è sì poco aderente, che se ne può suscitare delle nuvole scuotendo leggermente la pianta in un giorno di sole, e allora esso non può a meno di ricadere sui grandi stigmi dei fiori vicini. Secondo Delpino e H. Müller,(144) qualche specie di Plantago sono già nelle stesse condizioni intermediarie.
Sebbene sia probabile che il polline solo abbia da principio servito come attrattiva agli insetti, e sebbene anche oggidì esistano molte piante i cui fiori sono frequentati esclusivamente dagl'insetti pollinifagi, tuttavia la maggioranza dei vegetali ha nella secrezione del nèttare la sua più grande attrattiva. Molto tempo fa io sosteneva(145) che nei tempi primitivi la materia zuccherina del nèttare veniva secreta come prodotto inutile, risultante da modificazioni chimiche sopravvenute negli umori; e quando questa secrezione avveniva negli inviluppi d'un fiore, ella era utilizzata allo scopo importante della fecondazione incrociata, dopo essere stata posteriormente aumentata e accumulata in differenti modi.
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