Dunque tutte le piante che d'allora in poi non hanno subito profonde modificazioni, devono anche adesso propendere alla forma diclina e anemofila, e noi possiamo comprendere la connessione che esiste fra i due stati, quantunque a prima vista non si possa vedere nulla di comune fra loro. Se tale opinione è esatta, le piante devono essere diventate ermafrodite nell'ultimo dei periodi preistorici, ed entomofile in un'epoca a noi più vicina, cioè dopo lo sviluppo degl'insetti alati. In tal modo, le relazioni fra l'ermafroditismo e la fecondazione a mezzo degli insetti, sono, per così dire, egualmente intelligibili.
Come avvenne che i discendenti di piante che furono in origine dioiche, e che, per conseguenza, dovevano sempre necessariamente essere inter-crociate con un individuo distinto, sono diventati ermafroditi? Questo fatto può spiegarsi dal rischio che incontravano i discendenti, specialmente durante il loro stato anemofilo, di non essere sempre fecondati e di non propagarsi. Tale ultimo danno, il maggiore che possa toccare una specie, dovette essere molto diminuito dalla trasformazione ermafrodita, malgrado gli svantaggi che risultano da una continuata autofecondazione. Per qual modo siasi mano a mano acquistato il carattere dell'ermafroditismo, noi l'ignoriamo. Ma non possiamo dedurre che se una forma organica inferiore, nella quale i due sessi erano rappresentati da qualche differenza individuale, dovette propagarsi per germogli, sia prima che dopo la coniugazione, i due sessi rudimentali possono essere comparsi per germogli sullo stesso ceppo, la stessa cosa avviene anche oggi in certe piante.
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