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      Una cosa era evidente, cioè, che quando i lombrici stavano trascinando foglie entro alle loro buche o mangiandole, e anche in quei bravi intervalli in cui interrompevano il loro lavoro, essi o non si accorgevano della luce o non ci badavano; e questo seguiva anche quando la luce era concentrata sopra ad essi per mezzo di una grossa lente. Così pure, mentre erano accoppiati, rimanevano per un'ora o due fuori delle loro buche, pienamente esposti alla luce del mattino; ma pare, da ciò che dice Hoffmeister, che una forte luce faccia separare talora individui accoppiati.
      Quando un lombrico è illuminato ad un tratto e fugge come un coniglio nella sua tana - per usare l'espressione adoperata da un mio amico - siamo da principio indotti a considerare questo atto come un'azione riflessa. L'irritazione del ganglio cerebrale sembra faccia contrarre certi muscoli in modo inevitabile, indipendentemente dalla volontà e dalla consapevolezza dell'animale, come se fosse un automa. Ma l'effetto differente prodotto dalla luce in differenti occasioni, e specialmente il fatto che un lombrico quando è occupato in un modo o nell'altro, e negli intervalli di questo suo lavoro, qualunque sia la serie di muscoli e di gangli che possano essere in azione, non pone mente spesso alla luce, si oppongono alla opinione, che questa fuga repentina dipenda da una semplice azione riflessa.
      Negli animali superiori, quando sono assorti da qualche oggetto tanto profondamente da non sentire l'impressione che altri oggetti debbono produrre sopra ad essi, noi attribuiamo ciò all'intensità della loro attenzione, e l'attenzione implica la esistenza di una intelligenza.


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La formazione della terra vegetale per l'azione dei lombrici con osservazioni intorno ai loro costumi
di Charles Darwin
Utet
1882 pagine 231

   





Hoffmeister