In questi casi un'altra sera un lombrico si rintanò nel suo buco al suono di una nota acutissima battuta una volta sola, e l'altro lombrico quando si suonava la nota mi in chiave di violino. In questi casi i lombrici non toccavano le pareti dei recipienti che stavano nelle scodelle; cosicchè le vibrazioni, prima di giungere al loro corpo, dovevano passare dalla tavola armonica del pianoforte, attraverso alla scodella, al fondo del vaso e alla terra umida non molto compatta sulla quale giacevano colla coda nelle loro buche. Sovente mostravano di sentire quando il vaso in cui dimoravano, o la tavola sulla quale era posato il recipiente, era per caso lievemente urtato; ma si mostravano meno sensitivi a questi urti che non alle vibrazioni del pianoforte; e la loro sensitività agli urli variava molto nei varii tempi. Si è detto sovente che se si batte il suolo o si fa in altro modo tremare, i lombrici credono di essere inseguiti da una talpa e abbandonano le loro buche. Io calpestai il terreno in molti luoghi ove i lombrici abbondavano, ma nessuno di essi venne fuori. Quando, tuttavia, si scava il terreno con una zappa e si smuove violentemente sotto a un lombrico, esso esce in fretta dal suo buco.
Tutto il corpo di un lombrico è sensibile al contatto di un oggetto. Un lieve soffio di aria fatto colla bocca lo fa fuggire all'istante. Le lastre di vetro poste sopra i vasi non erano perfettamente connesse, e soffiando per le strettissime fessure rimaste fra quelle i lombrici si rintanavano rapidamente.
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