In ogni caso le foglie sovente s'infiltravano del liquido.
Le foglie larghe di una pianta d'edera che cresceva sopra a un muro erano tanto coriacee che non potevano essere rosicate dai lombrici, ma dopo quattro giorni erano alterate in modo speciale da una secrezione emessa dalla loro bocca. La superfice superiore delle foglie, sulle quali i lombrici avevano strisciato, come fu dimostrato dal sucidume che si erano lasciato dietro, erano segnate di linee serpeggianti, da una catena continua o interrotta di macchie bianchiccie e talora a mo' di stella del diametro di circa 2 millim. L'aspetto che presentavano somigliava singolarmente a quello di una foglia, che fosse stata scavata dalla larva di un minutissimo insetto. Ma mio figlio Francesco, dopo di aver fatto delle sezioni e di averle studiate, non potè trovare nessun punto ove le pareti delle cellule fossero state rotte o l'epidermide fosse stata compenetrata. Quando la sezione passava per le gocce bianchiccie, i granuli di clorofilla si vedevano più o meno scoloriti, e alcune delle cellule a palizzata e della mesofilla non contenevano più che una sostanza granulare sbricciolata. Questi effetti vanno attribuiti alla trasudazione della secrezione che passa per la epidermide e va nelle cellule.
La secrezione con cui i lombrici inumidiscono le foglie opera nello stesso modo sui granellini di amido entro alle cellule. Mio figlio esaminò alcune foglie di frassino e molte di tiglio, che erano cadute dagli alberi ed erano state in parte trascinate nelle buche dei lombrici.
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Francesco Mio
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