Non v’ha dubbio che, come ha dimostrato il signor Wallace, una gran parte delle opere intelligenti fatte dall’uomo son dovute all’imitazione e non al ragionamento: ma vi è questa grande differenza fra le sue azioni e quelle degli animali più bassi, che l’uomo può nella sua prima prova fare una accetta di pietra o uno schifo colla sua facoltà imitatrice. Egli deve imparare colla pratica a compiere la sua opera; invece un castoro può fare la sua diga o il suo canale, ed un uccello il suo nido, tanto o quasi tanto bene la prima volta che lo imprende, quanto se fosse vecchio e pieno di esperienza.
Ma torniamo al nostro principale argomento: gli animali sottostanti sentono evidentemente come l’uomo il piacere e il dolore, la felicità e la infelicità. La felicità è molto chiaramente espressa dai giovani animali, come i cagnolini, i gattini, gli agnelli, ecc., quando si trastullano fra loro come i nostri propri bambini. Anche gli insetti si divertono insieme, come ha descritto quell’eccellente osservatore che è P. Huber, che vide le formiche corrersi dietro cercando di mordersi per giuoco come fanno i cagnolini.
Il fatto che gli animali a noi sottostanti risentano le medesime emozioni che risentiamo noi stessi è tanto evidentemente fermato, che non è necessario tediare il lettore riferendo molti particolari. Il terrore ha la stessa azione sopra di essi come sopra di noi, facendone tremare i muscoli, battere il cuore, rilasciare gli sfinteri, e drizzar i peli. Il sospetto, generato dal timore, è eminentemente caratteristico della maggior parte degli animali selvatici.
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Wallace Huber
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