Il modo in cui certe lettere o suoni mutano quando altri mutano è veramente come un accrescimento correlativo. In ambi i casi noi abbiamo il raddoppiamento di parti, gli effetti di una lunga e continua abitudine, e così avanti. La frequente presenza di rudimenti, tanto nelle lingue quanto nelle specie, è ancor più notevole. Nella lingua inglese la lettera m nel vocabolo am significa Io; cosicchè nell’espressione I am (io sono) si è conservato un rudimento superfluo e inutile. Parimente nel sillabare le parole sovente rimangono certe lettere come rudimenti di antiche forme di pronunzia. Le lingue, come gli esseri organici, possono venire classificate in gruppi e sotto gruppi; e si possono anche classificare naturalmente secondo l’origine ed artificialmente per altri caratteri. Le lingue e i dialetti dominanti si sparsero largamente e furono causa della graduata estensione di altre lingue. Una lingua, come una specie, osserva sir C. Lyell, una volta estinta non ricompare più.
La stessa lingua non ha due patrie. Linguaggi distinti possono incrociarsi e confondersi insieme. Noi osserviamo che ogni lingua varia sempre, e nuovi vocaboli si formano continuamente; ma siccome vi è un limite alla potenza della memoria, certi vocaboli isolati, come certi linguaggi interi, vanno gradatamente estinguendosi. Come osserva con molta ragione Max Müller: "Ferve una continua lotta per la vita fra i vocaboli di tutte le lingue. Le forme migliori più brevi, più facili, acquistano sempre maggior credito, e vanno debitrici del loro successo alla loro propria inerente virtù". A queste cause più importanti della prevalenza di certi vocaboli si potrebbe anche aggiungere la novità; perchè nella mente dell’uomo v’ha un amore potente per mutare tutte le cose.
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Lyell Max Müller
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