Il sopravvivere o il conservarsi di certi vocaboli fortunati nella lotta per l’esistenza è scelta naturale.
La costruzione perfettamente regolare e meravigliosamente complessa delle lingue di molte nazioni barbare è stata sovente addotta come prova, o dell’origine divina di quelle lingue, o dell’arte elevata e della primitiva civiltà dei loro fondatori. Così F. di Schlegel scrive: "In quelle lingue che sembrano essere nell’infimo grado di coltura intellettuale, noi osserviamo frequentemente un altissimo ed elaborato grado di arte nella loro struttura grammaticale. Questo è specialmente il caso coi Baschi ed i Lapponi, e molti dei linguaggi americani". Ma è certamente un errore considerare qualunque linguaggio come un’arte nel senso che sia stato elaborato e metodicamente formato. Ora i filologi ammettono che le coniugazioni, le declinazioni, ecc. esistevano in origine come distinti vocaboli, e che poi furono riunite assieme; e siccome cosiffatti vocaboli esprimevano le più ovvie relazioni fra gli oggetti e le persone, non dobbiamo meravigliarci che siano stati adoperati dagli uomini di moltissime razze durante i primi secoli. Riguardo poi alla perfezione, il seguente esempio servirà a dimostrare quanto facilmente possiamo errare: un crinoide talvolta è fatto di non meno di 150.000 pezzi di conchiglia, tutti disposti con perfetta simmetria in linee raggiate; ma un naturalista non considera come più perfetto questo animale di uno bilaterale fornito di un numero comparativamente minore di parti, e neppure se ne manca affatto tranne che sui lati opposti del corpo.
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