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      Le medesime alte facoltà mentali che hanno primamente indotto l’uomo a credere ad agenti spirituali invisibili, poi al feticismo, al politeismo ed infine al monoteismo, dovevano infallibilmente condurlo, finchè la sua potenza del ragionare era ancor poco sviluppata, a varie strane superstizioni e strani costumi. Molti di questi fanno orrore a pensarvi - il sacrifizio di esseri umani ad un dio assetato di sangue; le prove col veleno o col fuoco su persone innocenti, per stregonerie, ecc. - tuttavia è utile riflettere talora a queste superstizioni, perchè ci dimostrano quale immenso debito di gratitudine noi dobbiamo avere pel miglioramento della nostra ragione alla scienza ed allo accumulamento delle nostre cognizioni. Come ha osservato molto bene sir J. Lubbock, "non si può abbastanza deplorare l’orribile terrore d’ignoti mali che come una fitta nube gravano la mente del selvaggio, e gli amareggiano ogni godimento". Queste miserabili ed indirette conseguenze delle nostre facoltà più elevate possono essere comparate cogli errori incidentali ed occasionali degli istinti degli animali sottostanti.
     
     
      CAPITOLO III.
      PARAGONE FRA LE FACOLTÀ MENTALI DELL’UOMO E QUELLE DEISOTTOSTANTI ANIMALI.
     
      Senso morale - Proposizione fondamentale - Qualità degli animali sociali - Origine della socievolezza - Lotta fra istinti opposti - L’uomo animale sociale - Gli istinti sociali più tenaci vincono quelli meno persistenti - Virtù sociali unicamente apprezzate dai selvaggi - Virtù particolari acquistate in un ulteriore periodo di sviluppo - Importanza del giudizio dei membri della stessa comunità sulla condotta - Trasmissione delle tendenze morali - Riassunto.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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