A me sembra un fatto probabilissimo questo asserto, che ogni animale fornito d’istinti sociali molto spiccati debba inevitabilmente acquistare un senso morale o coscienza, appena le sue facoltà intellettuali siansi sviluppate tanto o almeno approssimativamente quanto nell’uomo. Perchè in primo luogo, gli istinti sociali fanno sì che un animale prova piacere nella compagnia del suo simile, sente un certo grado di simpatia per esso, e fa per lui qualche servizio. Questi servizi possono essere di una natura definita ed evidentemente istintiva; o vi può essere solo un desiderio e una premura, come nella maggior parte degli animali superiori, ad aiutare i propri compagni in certi modi generali. Ma questi sentimenti e questi servigi non si estendono menomamente a tutti gli individui della medesima specie, ma solo a quelli della stessa associazione. In secondo luogo, appena le facoltà mentali si saranno molto sviluppate, le immagini di tutte le azioni e i moventi3 passati attraverseranno incessantemente il cervello di ogni individuo: e quel sentimento di scontento che risulta invariabilmente, come vedremo in seguito, da ogni istinto insoddisfatto, verrà in campo ogniqualvolta apparirà che l’istinto sociale persistente e sempre presente abbia voluto cedere il posto a qualche altro istinto, attualmente più forte, ma non tenace nella sua natura, e non tale da lasciare dietro a sè nessuna impressione molto vivace. È bene evidente che molti desiderî istintivi, come la fame, sono per loro stessi di breve durata; e, dopo essere stati soddisfatti, non lasciano vive e pronte rimembranze.
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