In terzo luogo, dopo che è stata acquistata la facoltà del linguaggio ed i membri di una stessa società hanno potuto comunicarsi distintamente i loro desiderî, deve essersi naturalmente estesa l’opinione che ogni membro doveva avere per scopo delle sue azioni il pubblico bene. Ma gli istinti sociali saranno ancora per dare l’impulso all’operare pel bene della comunità, quando questo impulso venga rinforzato, diretto, e talora anche deviato dalla pubblica opinione, la forza della quale riposa, come vedremo ora, sulla istintiva simpatia. Infine, l’abitudine nell’individuo avrà in ultimo luogo una parte importantissima nella condotta di ogni membro; perchè gli istinti e gli impulsi sociali, come ogni altro istinto, acquisteranno grande forza dall’abitudine, come sarebbe l’obbedienza ai desiderî ed ai giudizi della comunità. Ora dobbiamo discutere intorno a queste varie proposizioni subordinate, e intorno ad alcune anche con una certa estensione.
Prima di tutto sarà bene premettere che non voglio asserire che qualunque animale puramente sociale, qualora le sue facoltà morali fossero per divenire attive ed elevate quanto quelle dell’uomo, potrebbe acquistare esattamente lo stesso senso morale che possediamo noi. Nello stesso modo che vari animali hanno un certo sentimento della bellezza, sebbene ammirino in complesso oggetti differenti, così possono avere un sentimento del bene e del male, sebbene li conduca poi a seguire una linea di condotta grandemente diversa. Se, per esempio, per prendere un caso estremo, gli uomini fossero allevati precisamente nelle stesse condizioni di un alveare di api, non c’è guari dubbio che le nostre femmine nubili crederebbero essere loro sacro dovere, come le api operaie, quello di uccidere i loro fratelli, e le madri tenterebbero di trucidare le loro figliuole feconde; e nessuno penserebbe ad opporvisi.
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