Questo fatto è quasi il più brutto che esista nella storia naturale, a meno che sia vera la spiegazione che ne fu data, cioè, che il loro istinto o la loro ragione non li induca ad espellere un compagno ferito onde gli animali rapaci, compreso l’uomo, non siano tentati a seguire il branco. In tal caso il loro modo di agire non è peggiore di quello degli Indiani del nord d’America, che lasciano morire i loro compagni deboli nelle pianure; o degli indigeni della Terra del Fuoco, i quali, quando i loro genitori divengono vecchi o si ammalano, li seppelliscono vivi.
Tuttavia è cosa certa che molti animali sentono simpatia pel pericolo o pel male del loro simile. Questo fatto si osserva anche negli uccelli; il capitano Stansbury trovò in un lago salato dell’Utah un pellicano vecchio e al tutto cieco, il quale era grassissimo, per cui doveva essere stato lungamente e abbondantemente nutrito dai suoi compagni. Il signor Blyth mi disse di aver veduto corvi indiani dar da mangiare a due o tre dei loro compagni ciechi; ed io ho udito parlare di un caso analogo in un gallo domestico. Possiamo, se così ci piace, dire che queste azioni sono istintive; ma fatti di questa sorta sono troppo rari per aver sviluppato un istinto speciale qualunque. Io stesso ho veduto un cane, il quale non passava mai innanzi a un gatto suo intimo amico che giaceva ammalato in un cestino senza lambirlo colla lingua, segno certissimo della benevolenza di un cane.
Deve chiamarsi simpatia quella che spinge un cane coraggioso ad avventarsi contro chi colpisce il suo padrone, perchè è certo un atto della sua volontà. Io vidi una persona che faceva le viste di percuotere una signora che aveva in grembo un cagnolino timidissimo, e quella prova non era mai stata tentata.
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