Quindi "la vista di un’altra persona che soffre la fame, il freddo, la stanchezza, risveglia in noi qualche ricordo di quei momenti, che sono dolorosi anche in idea". In tal modo noi siamo indotti ad alleviare le pene altrui onde mitigare contemporaneamente anche i nostri dolorosi sentimenti. Nello stesso modo noi partecipiamo ai piaceri degli altri. Ma non mi riesce di comprendere come questo modo di vedere possa spiegare il fatto, che la simpatia è in grado immensamente più forte eccitata da una persona amata che non da una indifferente. La sola vista del soffrire, indipendentemente dall’amore, basterebbe a svegliare in noi vivaci rimembranze e associazioni. È possibile che la simpatia sia stata primamente originata nel modo sopra esposto; ma sembra essere ora divenuta un istinto, che si svolge in modo speciale verso gli oggetti amati, come il timore si dirige particolarmente contro certi nemici. Siccome la simpatia riceve così una direzione, l’amore scambievole dei membri della stessa comunità estenderà i suoi confini. Senza dubbio una tigre o un leone avranno simpatia per le sofferenze dei loro piccoli, ma questo sentimento non si estenderà agli altri animali. Come tutti sappiamo, questo sentimento negli animali strettamente sociali si deve estendere più o meno a tutti i membri della società. Nel genere umano è probabile che l’egoismo, l’esperienza e l’imitazione accrescano forza, come ha dimostrato il sig. Bain, alla simpatia; perchè la speranza di ricevere un ricambio di buoni uffici ci induce a compiere verso gli altri atti di simpatia e di benevolenza; e non v’ha ombra di dubbio che questo sentimento di simpatia acquista molta forza dall’abitudine.
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Bain
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