Per quello che riguarda poi la deliberazione e la vittoria sopra opposti moventi, possiamo vedere negli animali una certa esitazione fra gli istinti opposti, mentre stanno per correre a salvare la loro prole o i loro compagni; tuttavia le loro azioni, quantunque operate pel bene altrui, non sono chiamate morali. Inoltre un’azione compiuta da noi ripetutamente finirà per esser fatta senza deliberazione o esitanza, ed allora si distinguerà appena da un istinto; tuttavia nessuno certamente pretenderà che un’azione compiuta per quel modo abbia cessato d’esser morale. Anzi noi tutti crediamo che un’azione non possa esser considerata come perfetta o fatta nel più nobile modo quando non si compia per impulso, senza deliberazione o sforzo, nello stesso modo come da un uomo in cui le qualità richieste sono innate. Tuttavia colui che deve vincere il suo timore o la mancanza di simpatia prima di agire merita in certo modo maggior lode dell’uomo di cui l’innata disposizione lo induce ad una buona azione senza il menomo sforzo.
Siccome noi non possiamo distinguere fra i moventi, abbiamo dato il nome di morali a tutte le azioni di una certa classe, quando siano compiute da un essere morale. Un essere morale è quello che può comparare le sue azioni o i suoi moventi passati e futuri, e approvarli o disapprovarli. Non abbiamo nessuna ragione di supporre che qualche animale sottostante all’uomo abbia questa capacità; quindi allorchè una scimmia affronta un pericolo per soccorrere un compagno, o adotta una scimmia orfana, noi non diciamo che quella condotta è morale.
| |
|