Le virtù strettamente sociali primitivamente sole considerate. - Le considerazioni suddette intorno alla prima origine e natura del senso morale, che ci dice ciò che dobbiamo fare, e la coscienza che ci rimprovera quando disobbediamo ad esso, concordano bene con quello che vediamo nella primiera e non ancora sviluppata condizione di questa facoltà del genere umano. Le virtù che debbono essere praticate, almeno in generale, dagli uomini rozzi, acciò possano formare una corporazione, sono quelle che vengono sempre considerate come le più importanti. Ma esse sono praticate quasi esclusivamente in relazione agli uomini della stessa tribù; e i loro opposti non sono considerati come delitti in rapporto agli uomini di altre tribù. Nessuna tribù può star riunita se vi sono comuni l’assassinio, il furto, il tradimento, ecc. In conseguenza entro i limiti di ogni tribù questi delitti sono coperti di eterna infamia, ma fuori di quei limiti non svegliano cosiffatti sentimenti. Un indigeno del nord America è contento di sè, ed è onorato dagli altri, quando strappa la pelle del capo ad un uomo di un’altra tribù, ed un Dyak mozza il capo di una persona innocua e lo fa seccare per tenerselo come trofeo. L’uccisione dei bambini è stata praticata in grande in tutto il mondo, senza svegliare rimprovero; ma l’infanticidio, specialmente di femmine, è stato considerato come vantaggioso per una tribù, o almeno non certo dannoso. Nei tempi antichi il suicidio non era in generale tenuto in conto di delitto, ma anzi come un atto onorevole pel coraggio che dimostrava; e presso certe nazioni semi-civili è ancora grandemente praticato senza svegliare rimprovero, perchè non si sente in una nazione la perdita di un individuo; qualunque sia la spiegazione che se ne possa dare, il suicidio è raro presso i barbari; tuttavia i neri della costa occidentale dell’Africa offrono, come ho udito dire dal signor Reade, una eccezione per questo riguardo.
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