E neppure possiamo dare la ragione del fatto che alcune mirabili virtù, come l’amor della verità siano apprezzate molto di più da certe tribù selvagge che non da altre; e neppure perchè così fatte differenze prevalgano anche presso nazioni civili. Sapendo noi quanto inveterate siano divenute molte strane leggi e superstizioni, noi dobbiamo sorprenderci che le virtù particolari ci debbano ora sembrare così naturali, mentre sono rette dalla ragione, tanto da sembrare innate, quantunque l’uomo nella sua primiera condizione non ne tenesse conto.
L’uomo, malgrado molte cause di dubbio, può in generale e prontamente fare la distinzione fra le più elevate e le più basse regole morali. Le più alte si appoggiano agli istinti sociali, ed hanno relazione colla prosperità degli altri. Sono sostenute dalla approvazione del nostro simile e dalla ragione. Le più basse, sebbene alcune di esse, esigendo il sacrificio personale, non possano più meritare quel nome di basse, si riferiscono principalmente all’individuo, e debbono la loro origine alla opinione pubblica, quando sia divenuta matura per la esperienza e per l’educazione; perchè esse non sono praticate da tribù rozze.
Man mano che l’uomo progredisce nello incivilimento, e le tribù poco numerose si uniscono per formare comunità più grandi, la più semplice ragione insegnerà ad ogni individuo che egli deve estendere i suoi istinti sociali e le sue simpatie a tutti i membri della medesima nazione, sebbene non li conosca personalmente. Giunto una volta a questo punto, non vi è più che un ostacolo artificiale a ciò che le sue simpatie non si estendano agli uomini di tutte te nazioni e di tutte le razze.
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