Se una scimmia antropomorfa potesse dare un giudizio spassionato del suo proprio caso, dovrebbe riconoscere che, quantunque possa fare un progetto artifizioso per depredare un giardino, sebbene possa adoperare i sassi per difendersi o per rompere le noci, tuttavia il pensiero dl foggiare un sasso per modo da farne un utensile è al tutto superiore ai suoi mezzi. E tanto meno poi, come dovrebbe pure riconoscere, potrebbe tener dietro ad un ragionamento metafisico, o risolvere un problema di matematica o riflettere sulla esistenza di Dio, o ammirare una scena naturale. Tuttavia alcune scimmie probabilmente dichiarerebbero di esser sensibili alla bellezza della pelle colorita e della pelliccia dei loro sposi. Riconoscerebbero che sebbene possano far comprendere coi loro gridi ad altre scimmie alcune delle loro percezioni, o anche dei loro più semplici bisogni, la nozione dell’esprimere idee definite con suoni definiti non è mai passata loro per la mente. Potrebbero insistere sul loro essere sempre pronte a correre ad aiutare in vari modi le scimmie loro compagne della stessa schiera, a porre a repentaglio la propria vita per esse, a prender cura degli orfani; ma dovrebbero per forza riconoscere che l’amore disinteressato per tutte le creature viventi, che è il più bell’attributo dell’uomo, è loro affatto incomprensibile.
Nondimeno, per quanto grande sia la differenza che passa fra la mente dell’uomo e quella degli animali più elevati, è differenza solo di grado e non di qualità. Abbiamo veduto che i sensi e le intuizioni, le varie emozioni e facoltà, come l’amore, la memoria, l’attenzione, la curiosità, l’imitazione, la ragione, ecc., di cui l’uomo va altero, si possono trovare in una condizione incipiente, o talora anche bene sviluppata negli animali sottostanti.
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Dio
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