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      Una grande riduzione nella mole dei denti canini deve quasi certamente avere alterato, come vedremo in seguito, per via della eredità, anche i denti delle femmine.
      Mentre le varie facoltà intellettuali si sono andate sviluppando a gradi a gradi, è quasi certo che il cervello deve esser divenuto più grande. Non credo che nessuno possa dubitare che la grande mole del cervello dell’uomo, relativamente al suo corpo, in confronto di quello del gorilla o dell’urango, non abbia una intima relazione colle sue più elevate potenze mentali. Noi vediamo fatti strettamente analoghi negli insetti, nei quali i gangli cerebrali sono di dimensioni straordinarie nelle formiche; questi gangli sono in tutti gli imenotteri parecchie volte più grandi che non negli ordini meno intelligenti, come gli scarafaggi. D’altra parte nessuno può supporre che l’intelletto di due dati animali o di due dati uomini possa venire misurato accuratamente dal contenuto cubico del loro cranio. È certo che può esservi una straordinaria attività mentale unita ad una piccolissima massa assoluta di materia nervosa: così, sono notissimi gl’istinti meravigliosamente vari, le potenze mentali, gli affetti delle formiche, e tuttavia i loro gangli cerebrali non sono grossi quanto il quarto della capocchia di una piccola spilla. Da questo punto di vista, il cervello della formica è uno fra i più meravigliosi atomi di materia del mondo, forse ancor più meraviglioso del cervello dell’uomo.
      La credenza che esista nell’uomo una intima relazione fra il volume del cervello e lo sviluppo delle facoltà intellettuali si appoggia sul paragone dei crani delle razze selvagge e delle incivilite dei popoli antichi e dei moderni e sulla analogia di tutta la serie dei vertebrati.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830