Gli argomenti che debbono essere discussi in questo capitolo sono del più alto interessamento, ma sono trattati da me in un modo molto imperfetto e a frammenti. Il sig. Wallace, in uno scritto ammirabile che ho già citato sopra arguisce che l’uomo dopo aver parzialmente acquistato quelle facoltà morali ed intellettuali che lo distinguono dagli animali sottostanti, sarebbe stato soltanto poco soggetto ad avere modificata la sua struttura corporea mercè la scelta naturale o qualunque altro mezzo. Perchè l’uomo a cagione delle sue facoltà mentali può "mantenere un corpo immutabile in armonia col mutevole universo". Egli ha grande potenza di adattare i suoi costumi alle nuove condizioni di vita. Egli inventa armi, utensili, e vari stratagemmi coi quali si procura il nutrimento e si difende. Quando migra in paesi più freddi adopera vesti e coperte, si fabbrica ripari, e fa fuoco; e mercè il fuoco si cucina cibo che altrimenti non sarebbe digeribile. Aiuta in vari modi il suo simile, si anticipa futuri eventi. Anche in un periodo remoto egli praticava una certa suddivisione di lavoro.
Gli animali sottostanti, d’altra parte, debbono aver modificata la loro struttura corporea onde sopravvivere in condizioni grandemente mutate. Debbono esser resi più forti, o acquistare denti o artigli più robusti, onde difendersi dai loro nemici; o debbono scemare di mole per non venir scoperti o fuggire al pericolo. Quando migrano in regioni più fredde debbono venir ricoperti da un pelame più fitto, od aver alterata la costituzione: se non vengono modificati cosiffattamente, cessano di esistere.
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Wallace Debbono
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