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      Guardando nel lontano avvenire, non credo che l’idea del rev. sig. Zincke sia esagerata quando dice: "Ogni altra serie di avvenimenti - come quelli che seguirono nella coltura della mente in Grecia, e che risultarono nell’impero di Roma - sembrano avere scopo e valore quando sono osservate in rapporto con, o piuttosto come sussidiarie a... la grande corrente dell’emigrazione Anglo-Sassone verso l’Occidente". Per quanto sia oscuro il problema del progresso dello incivilimento, possiamo almeno vedere che quella nazione la quale durante un lungo periodo produce un numero maggiore d’uomini intelligentissimi, energici, coraggiosi, patriottici e benevoli, avrà generalmente la prevalenza sopra le nazioni meno bene favorite.
      La scelta naturale segue dalla lotta per la vita; e questa da un rapido grado di accrescimento. Non si può a meno di rimpiangere amaramente, ma se ciò sia giusto è un’altra questione, il grado in cui l’uomo tende ad aumentare di numero; perchè questo nelle nazioni barbare mena all’infanticidio e a molti altri mali, e nelle nazioni civili alla povertà abbietta, al celibato, ed ai matrimoni tardivi dei prudenti. Ma siccome l’uomo soffre gli stessi mali fisici degli animali sottostanti, egli non ha il diritto di credersi esente dai danni che vengono in conseguenza della lotta per la vita. Se non fosse stato soggetto alla scelta naturale, certamente non sarebbe mai giunto al posto che occupa ora di uomo. Quando vediamo in molte parti del mondo immense aree della terra più fertile appena popolate da pochi erranti selvaggi, ma che potrebbero bastare al mantenimento di numerose famiglie felici, si può supporre che la lotta per la vita non è stata sufficientemente seria per forzare l’uomo ad elevarsi ad un livello ancor più alto.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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