Fra tutte le differenze che esistono fra le razze umane, il colore della pelle è la più cospicua ed una delle meglio spiccate. Si è dapprima creduto che questa sorta di differenza potesse venire attribuita alla lunga esposizione dei vari climi; ma Pallas dimostrò pel primo che questa opinione non ha alcun fondamento, ed egli è stato seguìto da quasi tutti gli antropologi. Quella opinione fu respinta principalmente perchè la distribuzione delle razze variamente colorate, molte delle quali debbono avere da un pezzo abitato i paesi ove stanno attualmente, non coincide colle corrispondenti differenze di clima. Si deve anche dare molto peso a certi casi come quello delle famiglie olandesi, che, secondo ciò che abbiamo sentito da un testimonio autorevolissimo, non hanno mutato per nulla colore, dopo di aver dimorato per tre secoli nell’Africa meridionale. L’aspetto uniforme nelle varie parti del mondo degli zingari e degli Ebrei, sebbene l’uniformità di questi ultimi sia stata molto esagerata, è pure un argomento in appoggio. Si è creduto che un’atmosfera umidissima o asciuttissima possa avere maggiore azione per modificare il colore della pelle che non il semplice caldo; ma siccome D’Orbigny nell’America meridionale e Livingstone in Africa hanno dedotto conclusioni diametralmente opposte riguardo all’umidità o all’asciutto, si deve considerare come dubbia qualunque conclusione intorno a questo argomento.
Vari fatti, che ho già citato altrove, dimostrano che il colore della pelle e dei capelli ha talvolta una sorprendente correlazione colla compiuta immunità dalla azione di certi veleni vegetali e dalle aggressioni di certi parassiti.
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