Alcuni dei crostacei più bassi possono propagare la loro specie agamicamente, e questo spiega la estrema scarsità di maschi. In alcune altre forme (come le Tanais e le Cypris) vi è ragione per credere, come mi ha detto Federico Müller, che il maschio ha vita molto più breve che non la femmina, ciò che, supponendo che i due sessi siano dapprima in numero uguale, spiegherà la scarsità dei maschi. D’altra parte, questo medesimo naturalista ha preso invariabilmente sulle spiagge del Brasile molti più maschi che non femmine delle Diastylidae e di Cypridina; così in una specie di quest’ultimo genere in 63 esemplari presi nello stesso giorno v’erano 57 maschi; ma egli osserva che questa preponderanza può venire attribuita a qualche ignota differenza nei costumi dei due sessi. In uno dei più elevati granchi del Brasile, cioè un Gelasimus, Federico Müller ha trovato che i maschi sono più numerosi che non le femmine. Il caso opposto sembra essere, secondo l’espertissimo sig. C. Spence Bate, riguardo a sei granchi comuni inglesi, di cui non mi disse il nome.
Del potere della scelta naturale nel regolare il numero proporzionale dei sessi, e della Fecondità in generale. - In alcuni casi particolari un successo nel numero di un sesso sull’altro può essere di grande vantaggio ad una specie, come nel caso delle femmine sterili degli insetti socievoli, o di quegli animali in cui sono necessari parecchi maschi per fecondare la femmina, come in certi cerripedi e forse in certi pesci. Una disuguaglianza fra i sessi in questi casi può essere stata acquistata mercè la scelta naturale, ma ora non è il caso di considerare ciò più oltre a cagione della sua rarità. In tutte le circostanze ordinarie una disuguaglianza non sarebbe nè più vantaggiosa nè più dannosa a certi individui che non ad altri; e quindi non potrebbe quasi essere l’effetto della scelta naturale.
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