Quando il maschio presenta sproni alle gambe, anche nella femmina si osservano rudimenti di essi; talvolta il rudimento non è che una semplice scaglia, come nelle specie del Gallus. Perciò si può arguire che le femmine erano originariamente fornite di sproni bene sviluppati, ma che questi erano andati in seguito perdendosi sia per la mancanza di esercizio o per scelta naturale. Ma se questo modo di vedere fosse ammesso, si sarebbe esteso ad un numero grandissimo di altri casi; e ciò implicherebbe che i progenitori femminili delle specie esistenti fornite di sproni fossero un tempo impacciati con un’appendice nocevole.
In alcuni pochi generi e poche specie, come nel Galloperdix, nell’Acomus e nel Pavone di Giava (Pavo muticus), le femmine, come pure i maschi, posseggono sproni bene sviluppati. Dobbiamo noi da questo fatto dedurre che essi costruiscano una sorta di nido che non possa venir danneggiato dai loro sproni, diverso da quello fatto dai loro più prossimi affini, cosicchè non vi sia stato bisogno di distruggere i loro sproni? Oppure dobbiamo noi supporre che queste femmine richiedano specialmente sproni per difendersi? È una conclusione più probabile quella che tanto la presenza quanto l’assenza degli sproni nelle femmine derivi dalle differenti leggi di eredità che ebbero prevalenza, indipendentemente dalla scelta naturale. Nelle tante femmine in cui gli sproni appaiono come rudimenti, noi possiamo concludere che alcune poche delle successive variazioni, mercè le quali essi si svilupparono nei maschi, ebbero luogo di buon’ora nella vita, e vennero di conseguenza trasmesse alle femmine.
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